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  La Sardegna è, per estensione, la terza regione italiana e la seconda isola del Mediterraneo. Per la varietà dei suoi ecosistemi è da molti considerata come un micro-continente costituito da un alternarsi di paesaggi montuosi e di foreste, di zone completamente disabitate, di lagune, di corsi d'acqua tumultuosi, di lunghissime spiagge sabbiose e di falesie a strapiombo sul mare. Gruppi rocciosi calcarei, popolati da ginepri contorti dal vento, si possono ammirare nel Supramonte e nel Monte Albo. Le rocce frastagliate e affilate, le doline, le voragini, le arcate pittoresche e le guglie, fanno di questi posti le Dolomiti sarde.
  Merita sicuramente un nota la Grotta Di Nereo. Proprio con la scoperta di questa eccezionale grotta, considerata la più vasta grotta sommersa marina di tutto il Mediterraneo, negli anni '50, è cominciata la "febbre dell'oro rosso" cioè la pesca del corallo rosso da parte dei subacquei, che seminò anche molte tragedie. Al suo interno vi era un vero e proprio giacimento di quello che viene chiamato appunto oro rosso. Finalmente essendo all'interno della "Area Marina Protetta di Capo Caccia e Isola Piana" non è più possibile effettuare nessun tipo di prelievo e pesca. I suoi lunghi e tortuosi tunnel ospitano una grandissima varietà di specie marine, ed è meta ogni anno di moltissimi appassionati turisti subacquei. Complessivamente le formazioni calcaree costituiscono il 10% della superficie dell'isola e sono interessate da particolari fenomeni carsici che formano grotte, voragini con laghetti sotterranei e sorgenti carsiche come quelle de Su Gologone di Oliena. Le grotte più famose sono quelle litoranee del Bue Marino, a Cala Gonone, e quelle di Nettuno ad Alghero, nel cui interno si trova uno dei più grandi laghi sotterranei d'Europa. Molto belle sono pure quelle di Is Zuddas a Santadi, Su Mannau a Fluminimaggiore, San Giovanni a Domusnovas e Su Marmuri a Ulassai, e la voragine di Ispinigoli vicino a Dorgali. Numerose poi sono quelle sommerse, tra le quali una delle più famose è la Grotta del Nereo, proprio sotto il promontorio di Capo Caccia, dove si possono ammirare intere pareti di roccia ricoperte di corallo rosso.
  Più di 600.000 ettari di territorio sardo sono sotto protezione ambientale. Anche se con qualche difficoltà per quanto riguarda il Parco Nazionale del Gennargentu, sono sotto tutela alcuni dei più affascinanti tratti della costa sarda: da La Maddalena all'Asinara, dalla penisola del Sinis a Capo Carbonara. Immerse in questo ambiente in gran parte incontaminato, che ospita un paesaggio botanico e faunistico con specie uniche al mondo, si trovano poi le vestigia del periodo nuragico, fenicio-punico e romano; la Regione Autonoma della Sardegna, per conservare e valorizzare questo patrimonio unico, con la legge n. 31 del 7/06/1989 ha definito le aree protette sottoposte a tutela che si trovano sull'isola; complessivamente si contano:
-3 parchi nazionali
-8 parchi regionali
-60 riserve naturali
-24 monumenti naturali
-16 aree di rilevante interesse naturalistico
-5 oasi del W.W.F
  Grazie al clima mite, caratterizzato da scarse precipitazioni concentrate nei mesi invernali, e grazie ai paesaggi incontaminati, alla purezza della acque marine, all'interesse storico e archeologico di tante località, la Sardegna è motivo di grande richiamo e attira ogni anno un gran numero di vacanzieri. Palau, Santa Teresa, Porto Cervo, Loiri Porto San Paolo, Olbia, La Maddalena, Alghero, Porto Rotondo, Villasimius, Pula , San Teodoro, Dorgali, Stintino, la Costa Smeralda, sono rinomate località di fama internazionale.
  Ovunque, lungo la costa ma anche sulle isole, sono sorti villaggi turistici e alberghi esclusivi. Si iniziò a costruirli nei primi anni sessanta in Costa Smeralda: nacque così Porto Cervo, con il porto e le prime ville; seguirono poi Porto Rotondo, Romazzino, Cala di Volpe, Porto Raphael. Sin dagli inizi si caratterizzò principalmente come turismo di lusso, basato sulla qualità degli spazi abitati, di quelli urbani e sulla qualità indiscussa dell'ambiente circostante. In questi ultimi anni, però, pian piano si sta diversificando; non solo mare turchese e spiagge bianchissime, ma anche varietà dell'offerta che va dall'archeologia, alla storia, all'arte, a tutte le attività che portano a contatto con l'ambiente naturale. Ormai si parla sempre più di turismo subacqueo, di golf, di turismo equestre, di escursionismo, di osservazione degli uccelli, di vela, di agriturismo - attività che si possono praticare quasi tutto l'anno e sono quindi una fonte di reddito più costante.
L'Artigianato
  L'artigianato tradizionale sardo è un insieme di arti popolari estremamente vario, sviluppato in campi molto diversi, ricco di gusto e originalità. Alcune di queste forme artistiche sono di origine molto antica ed hanno subito l'influenza delle diverse culture che hanno segnato la storia dell'isola. La ceramica è diffusa in diverse zone[9], ma i maestri più noti operano ad Assemini, Decimomannu, Dorgali, Oristano, Pabillonis, Siniscola, Villaputzu. La tessitura in lana, cotone e lino di tappeti, arazzi, cuscini e tende[10] è in larga parte ancora praticata a mano con telai di concezione molto antica, ma molte delle produzioni meccanizzate mantengono le caratteristiche della tradizione. Le più famose sono quelle di Bonorva, Dorgali, Nule, Nuoro, Osilo, Samugheo, Sarule, Sedilo e Tonara.
  I lavori tradizionali di oreficeria, dal gusto molto raffinato, sono in filigrana. I gioielli rappresentano una delle testimonianze artigianali più autentiche dell'isola. Costituiscono parte integrante dei costumi tradizionali, e la scelta di spille e bottoni in filigrana e di collane arricchite con corallo, pietre dure e perle è molto vasta. Gli orafi[11] e gli L'Artigianatoargentieri più apprezzati sono quelli di Bosa, Iglesias, Oristano, Nuoro, Sassari, Sinnai e Oliena, nota anche per la produzione di scialli neri[12], con ricami in colori vivaci e fili d'oro e d'argento. Ad Alghero, insieme alle produzioni in filigrana, viene lavorato anche il corallo. La lavorazione del legno è caratterizzata da prodotti molto originali e tipicamente sardi, come le cassapanche intagliate, le sedie impagliate di Assemini, le bisere dei Mamuthones (ossia le maschere [13], tradizionali di Mamoiada e Ottana) e le produzioni in sughero di Calangianus. A Castelsardo, Ollolai, Olzai, San Vero Milis, Tinnura e Sinnai, l'artigianato più tipico è la lavorazione di cestini[14], in fibre vegetali.
  Altra antica tradizione artigianale sarda è quella della resolza o resordza (dal termine latino rasoria che indicava un genere di coltello con la lama pieghevole). Esistono diverse scuole tra le quali quella di Pattada è una delle più rinomate (sa pattadesa), seguita da quella di Arbus, Guspini, Gavoi e Santu Lussurgiu. Dalla classica lama a fozza e' murta (a foglia di mirto), sono chiamate anche lepa e sono considerate dagli appassionati delle veritabili opere d'arte. Quelle da collezione non sempre sono a serramanico, ma anche a manico fisso, generalmente in corno di montone o di muflone e intarsiate a mano. Alcune, quelle con lame damascate, le più ricercate dai collezionisti di tutto il mondo, sono fabricate dai maestri coltellieri solo su ordinazione.